Collezione di CFU.
... o le “cassette” della memoria? La foto rappresenta una notevole collezione di vecchie cassette audio, con incise alcu-ne delle colonne sonore della mia infanzia e della vita dei miei genitori.
Da quasi un decennio attacco al muro della mia camera biglietti e ricordi di esperienze e viaggi. In particolare, di ogni mostra o museo che visito acquisto una cartolina, e ho creato una sorta di galleria personale.
Una parete di ricordi.
Un piccolo quaderno in cui raccolgo e conservo tracce cartacee di viaggi o di giornate particolari, catalogate come reperti archeologici di un passato prossimo ma apparentemente remoto: oggetti anonimi ed effimeri sono qui eletti a frammenti di vita, in continua crescita come la valanga di Bergson 3.
La mia collezione di linguette delle lattine, mi ricorda la mia infanzia, specialmente gli anni trascorsi alle scuole medie. Pur non avendo mai bevuto CocaCola o bevande in lattina, riuscivo a convincere i miei amici a tenere da parte le loro linguette.
Un viaggio nel passato. Circa una decina di anni fa ho recuperato questa ventiquattrore dallo sgombero di un ufficio abbandonato. Utilizzavo questa valigetta per raccogliere i miei disegni, pensieri, fotografie e ricordi personali. Non l’aprivo da diversi anni.
Istanti di memoria.
Quando ero bambino chiedevo ai miei genitori di comprarmi delle “boules de neige” come ricordo dei viaggi durante le vacanze estive. Scrivevo sotto la base di ognuna il luogo e la data del viaggio. Ancora oggi riempio i cassetti della memoria con le palle di neve, come se fossero delle fotoricordo.
Torneremo a viaggiare.
Raccolgo i miei ricordi nei libri, nelle riviste, in bizzarri souvenir e modellini che si accatastanto casualmente sulla scaffalatura che ho ricavato tagliando l’anta intermedia, e rimontandola come ripiani. Probabilmente questo “intervento” sul mio armadio è anche il mio primo progetto.
Uno scatto che mette a fuoco alcune delle memorie contenute dentro una scatola di latta. Il contenitore, così come il coperchio, è sfocato, quasi evanescente, per dire che non è importante dove sono conservati i ricordi, quanto, piuttosto, l’atto del conservarli.
Ricordi da ballerina. Di scatole dei ricordi, in cui si sono accumulate fotografie, biglietti aerei e cartoline, in casa ne abbiamo almeno una decina. Io, però, uso l’angolo del mio specchio per tenere il ricordo della danza classica.
Rovistando tra i cassetti della mia prozia ho trovato le sue vecchie pagelle scolastiche, dagli anni 40 agli anni 60. Com’erano diverse le materie...
Dal cassetto della mia scrivania ho rinvenuto diversi ricordi passati. Ho volutamente deciso di non aprire la scatola azzurra più piccola per lasciare suggerire anche in questo caso l’idea di una doppia apertura che da un lato rivela ma dall’altro rimane nascosta a colui che osserva l’immagine.
Foto, biglietti da visita, occhiali, cassette, pupazzi, diari, polaroid, lettere, biglietti d’auguri, adesivi, appunti... Storia di Vita.
Nostalgia impilata.
Prove d’identità
I cassetti della memoria
Il ricordo come indica la parola stessa significa portare nel cuore. Wim Wenders ha parlato del termine re-garder spiegando come la sua etimologia comprenda l’idea di uno sguardo che assolve il compito di fare la guardia inteso come un prendersi cura, ed evitare la perdita della memoria di una realtà.