Ossessione per le verdure fresche. Parte 2.
A Natale si va giù a Manfredonia, in Puglia, e si fanno le pettole della Vigilia; e senza le pettole non c’è la Vigilia.
Un banale e tipico pranzo.
Nella quotidianità togliersi lo sfizio di una golosità culinaria fa bene al palato e allo spirito, ancor di più quando si è in periodo festivo. Siamo abituati ormai a condividere sui social tutto quello che mangiamo. Per questo, siamo attratti dall’impiattamento che ci fa venire l'acquolina in bocca.
L’immagine del cibo, quella con cui non vogliamo confrontarci, ho fotografato mia nonna e sono rimasto colpito dal contrasto che nasce osservando l’azione cruda e forte di togliere la vita ad un essere vivente e l’amore di chi l’ha sempre fatto per le persone che ama.
Pasta pasta pasta sempre pasta.
La ricchezza dimensionale e di colori del soggetto con la sottostante tavola presuppongono un successivo momento di unitarietà sociale. Un nostro piatto tipico è la “paniscia”, rigorosamente cotta in un paiolo di rame. Fortunatamente la trasmissione della ricetta tra generazioni è arrivata fino a me.
Non esito mai quando mi chiedono se preferisco dolce o salato.
Allora io sono di certo un impasto.
E nello specifico, una brioche vuota, classica. Non integrale, non vegana, senza marmellata e senza cioccolata. Classica.
Doppia esposizione, forno con un arrosto e tortellini in preparazione.
Il mio pattern preferito.
La colazione consumata con calma, la mia dose di dolcezza quotidiana.
Ravioli di ricotta.
Uovo in padella sui fornelli. Non volevo una foto “ordinata”, ma in linea con il carattere dell’ambiente. L’inquadratura storta e la padella tagliata non mi disturbano. L’uovo attira l’attenzione.
La tua tentazione ti chiamava ogni giorno. Avrei dovuto insistere.
Da buona fuorisede la pasta al pesto è uno dei piatti che mangio più frequentemente: economico, veloce da preparare e buono anche se riscaldato in microonde.
Fast food? Globalizzazione?
Una vellutata, il piatto più semplice, ma che in una fredda giornata d’inverno dona la coccola migliore.
L’uomo è ciò che mangia
L’espressione è di Ludwig Feuerbach e indica il fondamento di una concezione profondamente materialista dell’uomo. Potremmo rivisitarla oggi, che riprendere il cibo è diventato quasi una moda, aggiungendo un “anche” che ne modifica profondamente il senso: “L’uomo è anche ciò che mangia”.