I miei genitori sono appassionati di arte: spesso succede che si innamorino di un’opera e l’acquistino. Lo spazio in casa però è limitato, così in garage conservano una collezione di tele dimenticate.

L’arte è finita un po’ dappertutto e chi l’avrebbe mai detto che avrei scarabocchiato delle scritte su un quadro di Vermeer.

Nella foto un bassorilievo dello scultore Enrico Manfrini, detto “lo scultore dei Papi”, nato e morto a Lugo di Romagna.

Le tovagliette che mamma vuole come souvenir da ogni viaggio. Isola d’Ischia.

Keith Haring su tazza.

Dettaglio dell’atlante di mia nonna.

Une fedele riproduzione del famoso Canestro di frutta di Caravaggio (1594-1598), esposta con orgoglio da mia mamma su una parete bianca e senza altri elementi attorno, per “metterlo maggiormente in risalto”.

Non si viaggia più, quasi si esce di casa. In questa mappa i miei genitori puntanto spilli sui luoghi in cui sono stati. Ma quello che era un punto stabile oggi è forse più un ricordo sbiadito, e quello che era un confine diventa sempre più una sfumatura.

Una mappa inserita nel suo contesto è caricata dell’utilizzo funzionale per chi sta affrontando una città a lui sconosciuta.

Dettaglio del muro della mia camera con uno dei miei quadri preferiti di tutti i tempi: Ave Maria a trasbordo di Giovanni Segantini, del 1886.

Giuditta I di Klimt come segnalibro.

Riproduzione dell’opera di Raffaello Sanzio “Madonna della Colonna” nella camera da letto dei nonni.

Altro pezzo di cuore.

Apple TV (not sponsored)... L’ultimo click.

In inverno un lato della parete della mia stanza si tinge di rosa, perché la luce colpisce le coperte rosse e si riflette sul muro. È suggestivo che cada proprio sul quadro simbolo della passione, Il Bacio di Hayez e che dall’altra metà invece vi sia un interno più asettico che lascia intendere il vissuto di uno studente.

Che vvuò? Forchetta molto italiana di Bruno Munari.

Maestro della luce.

Dragone del Mar del Nord.