La mia sveglia naturale. Senza fretta.
È meta pomeriggio di un giorno d’inverno.
La dimensione tempo vissuta nel quotidiano.
Questione di tempismo.
Non lo so.
La tenda oscurante del lucernario in camera è rotta da sempre, lasciando filtrare quel poco di luce che basta per svegliarmi. Ho il sonno difficile. Ma ogni mattina il vano del lucernario mi fa un regalo: non ho mai la luce in faccia, il cuscino rimane sempre protetto nella penombra.
Il raggio di luce che attraversa ogni quadro scandisce le mie giornate.
Già duemila anni fa, Seneca diceva: “Non abbiamo poco tempo, ma ne perdiamo molto”. Cerchiamo sempre di fermare il tempo e di rincorrerlo, ma non ci accorgiamo che in questo modo non facciamo altro che perderlo: dovremmo invece preoccuparci di meno e vivere di più l’attimo.
Quando a Gennaio i primi raggi arrivano all’altezza del pianoforte, di solito sono le 08:38.
16.14, ma solo il 24 dicembre. I riflessi in casa sono indicatori precisi di un orario, ma sono anche variabili di giorno in giorno.
Orologio che guardo con gioia e dispiacere tra i treni presi e quelli persi.
In ritardo.
Il tempo scandito dal suono delle campane.
Non so gestire il tempo. Un regalo della mia migliore amica, fattomi dieci anni fa circa, per celebrare il mio essere estremamente ritardataria. Sono tre clessidre, una da cinque minuti, una da tre e una da un minuto.
Non lo so, ma è arrivato il momento di cambiare stanza per guardare il sole che tramonta.
Due orologi, appartenenti al mio nonno materno e al mio nonno paterno. Uno è ancora funzionante, l’altro è fermo, immobile, con le lancette sugli stessi numeri.
Carpe diem.
Priorità.
Campanile di fianco casa che potrebbe permettermi di vivere senza alcun tipo di orologio. Suona circa ogni mezz’ora. Una fortuna o una condanna?
L’università è stato il nucleo intorno al quale, nell'ultimo anno, si sono svolte le mie giornate. Questa nuova scansione dei ritmi ha generato una dilatazione e, contemporaneamente, una contrazione del tempo e ho rappresentato così questa sensazione: alcuni libri aperti e un orologio da taschino fermo.
What time is it?
The time dimension lived in everyday life. Is it the spheres of a traditional clock, a shadow on the wall, a digital display? Which dial gives us, in normal life, the perception of time that passes, from the hourglass to the Swatch, from the sundial to the smartphone screen.