L’intento è quello di adottare una dieta sempre più vegetale.
In tutte le case in cui ho vissuto con la mia famiglia, ho sempre avuto come punto di riferimento questo lampadario. Nell’immagine si riflette su di un servizio di piatti che mia madre tiene in mostra dietro un’anta di vetro: oggetti che vedo da una vita, sempre lì, vigili sugli eventi.
L’intoccabile e misteriosa cassettiera della nonna.
Da piccola usavo questa scala per salire sul tetto di casa. La mamma mi scopriva sempre e sconsolata sperava di trovare appoggio in mio papà che invece rispondeva dicendo: “bello il panorama oggi da lassù eh?”
“Bambine, non sporgetevi sul davanzale!” - Mia mamma.
Teniamo sempre accanto a noi un’immagine dei nostri cari, forse per paura di dimenticare.Forse perché è inevitabile e del loro volto è destinato a rimanerne solo un vago ricordo, avvolto nell’oblio.
La cantina, un luogo che mi ha sempre intimorita
Lo studio del nonno. Da piccola mi era proibito toccare le carte sopra alla scrivania, è sempre stato per me un luogo affascinante.
Forse banale, il luogo centrale della vita della mia famiglia è da sempre la televisione. L’unico momento in cui era al completo, e tutt’ora è il momento in cui si smette di lavorare e ci si rilassa insieme davanti ad un film o una serie TV. Un po’ come un rituale, tra un episodio e l’altro.
La mansarda in casa Desogus è il luogo dello svago, concesso a chi è stanco e vuole ritagliarsi qualche momento per sé. Ho trovato suggestiva la luce delle scale, che mi rimanda all’idea di qualcosa di sacro e immacolato: a mia salvezza dallo stress.
Tradizione antica utilizzata da mia nonna (imparata a sua volta da sua nonna) come protezione durante i temporali, consiste nell’incendiare un rametto d’ulivo e con esso effettuare il segno di croce.
Il sottoscala
Da piccola mi hanno detto che non potevo giocare con le bottiglie dentro a questa vetrinetta. Ho ventidue anni, e ancora non la apro. Che spreco.
Anche mentre nessuno guarda.
Amo il fascino dei luoghi abbandonati dall’uomo e curati dal tempo. Questa casa abbandonata nel dopoguerra si trova dietro la casa in cui sono cresciuto, quì è stato il divieto assoluto a far nascere il tabù.
Lo studio.
La cantina è il luogo della mia casa che maggiormente mi inquieta a causa della sua atmosfera umida e oppressiva. Le molte porte contengono segreti, ciò che le persone non vogliono far vedere.
Questo scatto rappresenta il “luogo” al quale mi era vietato l’accesso da bambina e, ad oggi l’oggetto della ritualità mattutina.
Proibito forse no, ma quale luogo è più tabù del mondo esterno, di una strada, durante una pandemia.
Uno dei luoghi che fin da piccolo mi ha sempre suscitato inquietudine è la cantina, quel buio destabilizzante che cela il mondo e offusca la vista. Sfruttando la luce gialla della cantina ma chiudendo la porta si è creata questa suggestione di luce interessante.
Totem e Tabù
Esistono luoghi dove, fin dall’infanzia, l’accesso era interdetto, o di cui si ha ancora timore? Nell’antichità esisteva uno spazio dedicato alle divinità protettrici della casa e della famiglia. Esistono, e quali sono oggi, luoghi legati ai ricordi? Spazi sospesi tra affetti e angeli protettori?